I giovani e le nuove tendenze: il binge drinking

Binge drinking

Il profilo di chi esagera con gli alcolici si è trasformato nel tempo.

Oggi nel mondo liquido sono proprio i ragazzi ad aver cambiato la complessità e generato nuove tendenze tra queste il binge drinking, l’equivalente di un’abbuffata di alcol episodica ma frequente in occasione di feste o serate nei locali.

Società Italiana di medicina dell'adolescenza

Da una recente ricerca svolta dalla Società Italiana di medicina dell’adolescenza, su un campione di 1180 ragazzini di  13 anni emerge che si è modificato il modello del bere, si incomincia a un’età sempre più precoce e il fenomeno coinvolge l’8,6% dei ragazzi e il 7% delle ragazze. 

Società Italiana di alcologia e Istituto Superiore di Sanità

La Società italiana di alcologia e l’Istituto Superiore di Sanità sulla base dei dati scientifici sostengono fermamente che nei minori le sbronze episodiche sono più dannose di una frequente assunzione di acol, esse intossicano gli organi e predispongono maggiormente allo sviluppo di una dipendenza in età adulta.

Sotto ai venticinque anni consumare sei o più bicchieri in poche ore e anche una volta a settimana conduce in pochi mesi a danni cerebrali riscontrabili con risonanza magnetica che evidenzia una riduzione irreversibile dell’ippocampo, parte del cervello deputata all’orientamento e alla memoria.

In una ricerca  svolta da Tapert (2012) con ragazzi fra i 15 e i 19 anni sono state individuate le abilità cognitive che lo sballo può danneggiare. I giovani che assumono alcol rispetto ai compagni che bevono poco o niente ottiene punteggi inferiori del 7-10% nei test visivi, verbali e spaziali e possono aver problemi in cose pratiche come leggere una mappa, montare uno scaffale, pianificare un progetto e altro.

Altri studi confermano che il cervello di un adolescente tra i sedici e i venticinque anni va incontro a un rimodellamento orientato alla definizione del cervello adulto razionale, il consumo di alcol in questo fase di massima vulnerabilità interferisce sul suo sviluppo, cristallizzando le modalità cognitive e comportamentali in una fase in cui prevale l’attività cerebrale  legata all’impulsività e all’emotività, caratteristiche di questo periodo della vita.

Le motivazioni che possono indurre a bere precocemente sono molteplici, a seguire le testimonianze dei giovani presenti nell’indagine svolta dalla Società italiana di medicina:

  •  adeguarsi al gruppo (47,6%);
  •  divertirsi (47,5%);
  •  cercare lo sballo (34,2%);
  •  trasgressione (29,3%);
  •  guadagnare prestigio (26,2%).

Le fasce di età più a rischio

  •  11-17 anni ->  11,7%  ragazzi / l’8,5% ragazze;
  • 18-24 anni -> 23% ragazzi / 8,6% ragazze;
  • 65 anni e oltre ->38,6% uomini/ 8,9 donne.

Può diventare alcolista

  • Il 40% di chi inizia a bere a 15 anni;
  • Il 7% di chi inizia a bere a 21 anni .

Interventi terapeutici

 Sono circa  100 mila gli alcol dipendenti  seguiti dai Servizi pubblici:

  • il 90% è seguito da Servizi di l’alcologia; Serivizi per le dipendenze (Serd); Equipe alocologica del Sert;
  • il 10% è seguito da Servizi di Psichiatria per la concomitanza con altre patologie. 

La prevenzione

I giovani iniziano a esplorare il mondo e a cercare l’autonomia quando i meccanismi d’inibizione sono ancora deboli. Nell’ultimo decennio le ricerche confermano una certa predisposizione alle dipendenze in generale (droga, alcool, videogiochi, pornografia, social network) determinata dalla lenta maturazione della corteccia prefrontale responsabile dei meccanismi d’inibizione e di controllo. Secondo i ricercatori quest’area del cervello deputata all’autocontrollo se rafforzata fin da bambini può incoraggiare in seguito negli adolescenti l’autocontrollo e «inibire il proprio comportamento legato al bere prima di agire». Per far ciò la famiglia e la scuola restano i principali luoghi di azioni preventive per i comportamenti a rischio.

Link per saperne di più

www.alcol.dronet.org;

www.iss.it/ofad;

www.sanit.org;

Tratto e rielaborato da: Corriere della Sera dicembre 2014 e Mente & cervello, ottobre 2013.

Pubblicato il 25/04/2017 alle ore 19:01

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Paola Bianchi, psicoterapeuta
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