In un mondo in rapida evoluzione, l’istruzione e la formazione sono chiamate a svolgere un ruolo chiave per l’acquisizione di capacità e competenze utili a cogliere le opportunità che si presentano in previsione dei cambiamenti della società e del mondo del lavoro di domani. L’istruzione e la formazione sono, infatti, al centro delle politiche attive e dei programmi d’azione dell’area europea, tanto che nel giugno 2016, con la comunicazione di una Nuova Agenda di Competenze per l’Europa (New Skills Agenda for Europe), la Commissione e il Consiglio d’Europa hanno proposto la revisione delle precedenti raccomandazioni, già connesse tra loro in modo interdipendente in un quadro di strumenti e dispositivi atti a facilitare la trasparenza e la mobilità nazionale e transnazionale. L’aggiornamento delle raccomandazioni ha ulteriormente focalizzato l’attenzione sulla centralità di un’istruzione di qualità basata sulle competenze. Il lavoro di revisione degli strumenti d’azione avviato dalla Nuova Agenda ha portato a un rilancio delle precedenti proposte.
La Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 (2018/C189/01) aggiorna, infatti, la versione del 2006 (2006/962/EC) relativa alle “Competenze chiave per l’apprendimento permanente” e, precisando la definizione di competenza chiave, la inquadra in una visione olistica e riassuntiva di elementi di competenza, in una combinazione dinamica di conoscenze, abilità e atteggiamenti, in cui l’atteggiamento è definito come “disposizione/mentalità”, mind-set per agire o reagire a idee, persone, situazioni. In chiave europea le otto competenze per l’apprendimento permanente, per la flessibilità e l’adattabilità di fronte alle trasformazioni digitali e tecnologiche in corso, sono interdipendenti e ugualmente importanti. Rendere, pertanto, effettivo un approccio centrato sulle competenze vuol dire migliorare le abilità di base, ma anche investire in competenze più complesse le cui caratteristiche sono state rimodulate per assicurare resilienza e capacità di adattamento.
Sono state riviste le competenze multilinguistiche con un nuovo QCER2 per le lingue straniere e nuovi descrittori (Volume complementare 2017), le competenze digitali con la terza versione del DigComp o “Quadro europeo della competenza digitale 2.1” (2017) e le competenze imprenditoriali intese come spirito di iniziativa e capacità di trasformare le idee in azione (Entre-Comp o “Quadro europeo della competenza imprenditorialità”, 2016).
Un approfondimento a parte meritano le competenze personali e sociali comprendenti le soft skill, ovvero le competenze trasversali e trasferibili attraverso la dimensione operativa del fare: capacità di interagire e lavorare con gli altri, capacità di risoluzione di problemi, creatività, pensiero critico, consapevolezza, resilienza e capacità di individuare le forme di orientamento e sostegno disponibili per affrontare la complessità e l’incertezza dei cambiamenti, preparandosi alla natura mutante delle economie moderne e delle società complesse.
In chiave europea gli obiettivi, o meglio i risultati di apprendimento, si collegano, quindi, al mondo reale attraverso attività orientate all’azione, per mezzo di esperienze maturate durante il corso degli studi, acquisite attraverso progetti orientati al fare e a compiti di realtà. La nuova Agenda è stata creata seguendo obiettivi e principi della Carta delle Nazioni Unite: pace, giustizia, dignità umana, tolleranza e solidarietà. Nel contesto educativo questo significa immaginare un mondo universalmente alfabetizzato in grado di fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti (obiettivo 4 per lo sviluppo dell’umanità). La visione dei traguardi educativi per il 2030 mira, quindi, non soltanto a eliminare le disparità di genere, a costruire e potenziare le strutture dell’istruzione e la presenza di insegnanti qualificati, a garantire un’educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibili nelle loro tre dimensioni – economica, sociale e ambientale – in maniera equilibrata e interconnessa, ma anche ad aumentare considerevolmente il numero di giovani e adulti con competenze specifiche – anche tecniche e professionali – e gli strumenti per partecipare pienamente alla vita sociale garantendo un lavoro dignitoso a ciascuno. Le indicazioni contenute nella Risoluzione delineano il ruolo e la funzione rilevante che assume l’orientamento, definito come un “processo continuo che mette in grado i cittadini di ogni età, nell'arco della vita, di identificare le proprie capacità, le proprie competenze e i propri interessi, prendere decisioni in materia di istruzione, formazione e occupazione, nonché gestire i propri percorsi personali”. Il processo di orientamento, che si configura come diritto permanente finalizzato a promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale, rappresenta, nel panorama italiano dell’istruzione e della formazione, parte integrante del percorso educativo, a partire dalla scuola. Nel documento ministeriale è evidenziato che “l’orientamento assume una funzione centrale e strategica nella lotta alla dispersione e all’insuccesso formativo degli studenti”, al fine di garantire il diritto allo studio e pari opportunità di successo formativo. Le Linee guida stabiliscono un quadro di riferimento per la costruzione e il rafforzamento delle competenze trasversali di base, delle specifiche competenze orientative indispensabili per la valorizzazione della persona e della capacità di poter effettuare scelte consapevoli e appropriate lungo tutto l’arco della vita. Sta cambiando, quindi, la cultura dell’orientamento e sta mutando l’approccio tradizionale basato sull’informazione, spesso delegata a operatori ed esperti esterni, a favore della formazione attraverso percorsi esperienziali centrati sull’apprendimento autonomo, anche in contesto non formale. Le competenze trasversali sono attualmente oggetto di ampia discussione in ambito internazionale e di vasta trattazione da parte di diversi autori e organismi di ricerca, con differenti proposte di classificazioni, basate su presupposti talvolta profondamente diversi.
Con la citata Raccomandazione del 22 maggio 2018, il Consiglio Europeo ha avuto modo di riassumere in un unico documento la vasta letteratura prodotta nell’ambito delle “competenze chiave per l’apprendimento permanente”, disegnando un quadro di riferimento che delinea in particolare 8 competenze chiave, tutte di pari importanza per lo sviluppo personale del cittadino. Tra esse, si individuano le seguenti competenze trasversali che hanno il pregio di riassumere in una unica matrice le varie competenze fornite dalle classificazioni sviluppate nella letteratura sino ad oggi prodotta:
Tali competenze consentono al cittadino, prima ancora che allo studente, di distinguersi dagli altri, di influenzare il proprio modo di agire e di attivare strategie per affrontare le sfide di modelli organizzativi evoluti in contesti sempre più interconnessi e digitalizzati.
Consiste nella capacità di riflettere su sé stessi, di gestire efficacemente il tempo e le informazioni, di lavorare con gli altri in maniera costruttiva, di mantenersi resilienti e di gestire il proprio apprendimento e la propria carriera. Comprende la capacità di far fronte all’incertezza e alla complessità, di imparare a impara-re, di favorire il proprio benessere fisico ed emotivo, di mantenere la salute fisica e mentale, non-ché di essere in grado di condurre una vita attenta alla salute e orientata al futuro, di empatizzare e di gestire il conflitto in un contesto favorevole e inclusivo.
Si riferisce alla capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente alla vita civica e sociale, in base alla comprensione delle strutture e dei concetti sociali, economici, giuridici e politici oltre che dell’evoluzione a livello globale e della sostenibilità.
Si riferisce alla capacità di agire sulla base di idee e opportunità e di trasformarle in valori per gli altri. Si fonda sulla creatività, sul pensiero critico e sulla risoluzione di problemi, sull’iniziativa e sulla perseveranza, nonché sulla capacità di lavorare in modalità collaborativa al fine di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario.
Implica la comprensione e il rispetto di come le idee e i significati vengono espressi creativamente e comunicati in diverse culture e tramite tutta una serie di arti e altre forme culturali. Presuppone l’impegno di capire, sviluppare ed esprimere le proprie idee e il senso della propria funzione o del proprio ruolo nella società in una serie di modi e contesti.
La progettazione del percorso implica a priori l’individuazione delle competenze da sviluppare e il bilancio preventivo di quelle padroneggiate dallo studente in esito ad una analisi preliminare. Da ta-le confronto è possibile elaborare un progetto educativo, nel quale l’attività didattica, integrata o meno con l’esperienza presso strutture ospitanti, secondo gradi di complessità crescente, deve con-durre alla realizzazione di un compito reale che vede la partecipazione attiva dello studente.
Alcune competenze trasversali, quali autonomia, creatività, innovazione nel gestire il compito assegnato, capacità di risolvere i problemi (problem solving), comprensione della complessità dei vari linguaggi, comunicazione, organizzazione, capacità di lavorare e saper interagire in un gruppo (team-working), flessibilità e adattabilità, precisione e resistenza allo stress, sono oggi quelle più richieste ai giovani in ambito lavorativo.
L’esigenza di integrazione della didattica e dell’apprendimento con le competenze trasversali risulta confermata anche da analisi e studi di settore che evidenziano l’importanza e la necessità di un loro incremento futuro, anche in relazione allo sviluppo di nuovi modelli basati sull’economia circolare.
Il Progetto Excelsior10, nell’esaminare le competenze oggi maggiormente richieste dal mondo delle imprese, identifica nelle competenze trasversali anche quelle digitali, green e tecnologiche, da molti ritenute strategiche per affrontare le sfide e stare al passo con i cambiamenti e il progresso tecnologico, oltre che socio-economico. Degna di nota è anche la classificazione operata dal World Economic Forum in cui si rileva che i cittadini del XXI secolo avranno necessità di un maggiore numero di competenze rispetto a quelle attualmente richieste e che, in aggiunta alle competenze fondamentali, i cittadini devono possedere competenze quali collaborazione, creatività, pensiero critico e di problem solving, oltre a caratteristiche qualitative come perseveranza, curiosità e iniziativa, tutte comunque riconducibili alle competenze indicate nella matrice della citata Raccomandazione europea. L’attività didattica, quindi, deve mirare a promuovere un processo culturale in cui le competenze trasversali, siano le componenti essenziali per affrontare la complessità del reale ed attivino nei giovani una maggiore sensibilità nel guardare il contesto in cui vivono e operano.
Non meno importanti sono le competenze di imprenditorialità, che abilitano la trasformazione delle idee in azioni e sono determinanti nelle scelte personali e lavorative. Al riguardo, il MIUR ha promosso il Sillabo per l’educazione all’imprenditorialità12 come strumento per l’implementazione del curricolo scolastico, che esalta l’importanza dell’educazione imprenditoriale e dell’alfabetizzazione finanziaria, intese come strumento di crescita della consapevolezza del cittadino nelle scelte di vita e di lavoro. La citata “Raccomandazione del Consiglio Europeo relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente” declina ciascuna competenza in termini di capacità.
TABELLA RIASSUNTIVA
I percorsi PCTO per essere efficaci richiedono un’accurata attività di progettazione, gestione e valutazione da impostare in maniera flessibile e resa funzionale ai seguenti fattori:
I PCTO possono, infatti, mettere in grado lo studente di acquisire o potenziare, in stretto raccordo con i risultati di apprendimento, le competenze tipiche dell’indirizzo di studi prescelto e le competenze trasversali, per un consapevole orientamento al mondo del lavoro e/o alla prosecuzione degli studi nella formazione superiore, anche non accademica. Tutte le attività condotte in PCTO, siano esse condotte in contesti organizzativi e professionali, in aula, in laboratorio, o in forme simulate, devono essere finalizzate principalmente a questo scopo. In particolare, la scelta della forma organizzativa di questi percorsi può essere legata all’indirizzo di studi e alla realtà territoriale. In una stessa scuola possono poi coesistere varie forme organizzative deliberate dal Collegio dei Docenti e dal Consiglio di Classe. All’interno di uno stesso gruppo classe possono, inoltre, essere attivati vari percorsi formativi rispondenti alle realtà personali degli studenti, nell’ottica della personalizzazione dei percorsi formativi.
I PCTO non sono, comunque, esperienze isolate collocate in un particolare momento del curriculo, ma sono progettati in una prospettiva pluriennale13, coerente con quanto previsto nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa dell’istituzione scolastica. Essi possono prevedere una pluralità di tipologie di collaborazione con enti pubblici e privati, anche del terzo settore, nonché con il mondo del lavoro (incontro con esperti, visite aziendali, ricerca sul campo, simulazione di impresa, project- work in e con l’impresa, tirocini, progetti di imprenditorialità, ecc.) in contesti organizzativi diversi, anche in filiera o all’estero, in un processo graduale articolato in varie fasi. Curiosità nei confronti del mondo, apertura per immaginare nuove possibilità.
La progettazione dei PCTO deve comprendere tre dimensioni:
Le tre dimensioni sono integrate in un percorso unitario che miri allo sviluppo di competenze sia trasversali che tecnico-professionali, utili allo studente negli studi e nelle scelte di vita, spendibili nel mondo del lavoro e dell’eventuale formazione superiore. In particolare, le scuole progettano percorsi personalizzati allo sviluppo di specifiche competenze trasversali, individuate quali traguardi formativi, in modo da contribuire ad orientare i giovani nelle scelte successive al conseguimento del diploma quinquennale, anche sviluppando capacità di autovalutazione delle proprie attitudini e aspettative. In tale prospettiva è importante che l’esperienza del percorso si fondi su un sistema organico di orientamento che, a partire dalle caratteristiche degli studenti, li accompagni gradualmente al pieno sviluppo delle proprie potenzialità.
In tutti gli indirizzi di studi, i PCTO possono arricchirsi di attività e visite aziendali, preparate con esperti esterni provenienti dal mondo del lavoro, finalizzate anche all’approfondimento di aspetti di carattere normativo (sicurezza sul lavoro, diritto del lavoro, sicurezza ambientale, ecc.), organizzativo (organizzazione aziendale, gestione della qualità) e sociale (capacità di lavorare in gruppo, gestione delle relazioni, partecipazione, ecc.).
Infine, la modalità transnazionale, già prevista dalla Legge 107/2015, può essere vista come mezzo adeguato attraverso cui gli studenti possono potenziare il proprio sviluppo culturale e linguistico, nonché avere una visione globale della società.
Se si assume la flessibilità nell’organizzazione dei percorsi come criterio guida operativo, è possibile prefigurare una scelta tra più modelli e/o attività. In appendice si propongono, a mero scopo esemplificativo, le schede illustrative riguardanti modalità quali Impresa Formativa Simulata, Im-presa in azione e Service learning, che possono orientare le scelte delle scuole in ordine alla realizzazione delle attività legate ai percorsi.
Pubblicato il 01/12/2019 alle ore 19:13